Ripartiamo dalle parole di Alessandro Rossi per analizzare al meglio questa partita. “Gare così si decidono per i particolari”. Ecco quei particolari che hanno permesso ad Udine di portare via due punti di peso specifico assoluto in ottica promozione diretta. E’ stata una partita molto bella, un antipasto di playoff, tra due squadre che hanno dimostrato un valore assoluto offrendo uno spettacolo degno di una semifinale.
Ed invece è solo regular season…tanta roba. Ma quali sono stati quei particolari di cui si parlava prima? Molteplici soprattutto nel finale del match. Una gara senza strappi, punto a punto sempre, con botta e risposta continui. La Sebastiani non ha infierito sbagliando tiri aperti importanti che le avrebbero permesso di allungare e dare la sterzata decisiva. La tripla di tabella di Johnson, è un mix di fortuna e bravura. I due rimbalzi offensivi concessi nel possesso decisivo con fallo annesso è molto più invece che un particolare. L’ultima difesa di Hickey che ha mandato fuori giri uno dei protagonisti assoluti del match, Diego Monaldi ex di lusso, un altro di quei particolari da bollino rosso. La freddezza dalla linea, ha fatto il resto. Brava Udine, costruita per vincere. Lunga, piena di talento ed imbottita di alternative: basti pensare che Caroti è il backup del play e che Ambrosin recita il ruolo di 8-9 uomo. Insomma tanta roba. Questa differenza abnorme però non si è vista. Merito di una Sebastiani che ha difeso alla grande, costruendo anche bene e chiudendo l’area grazie ad uno Spencer devastante, Mvp a mani basse del match per Rieti. Forse, ma parliamo di dettagli, troppi minuti di “riposo” ad inizio quarto periodo, considerando che con lui in vernice, Udine ha fatto fatica anche a “pensare”. Il resto lo ha fatto Sarto, decisamente sul pezzo e la difesa.
Forse il rammarico più grande in casa RSR è stato non aversi giocato il match con la “formazione tipo”, ovvero con Harris. Palmi è mancato al tiro, lo 0 su 7 dall’arco tende a pesare in una gara così, e non ha quelle caratteristiche che avevano reso la Sebastiani quasi ingiocabile nell’ultimo mese. Peccato…pazienza. Per il resto poco da dire, con la consapevolezza che basta davvero poco per alzare definitivamente quell’asticella e guardare in alto con maggiore convinzione.