Una superiorità netta, a tratti imbarazzante da parte di una Cantù che probabilmente ha iniziato a risolvere tutti i problemi avuti in questa prima parte di stagione. Eppure la formazione di Cagnardi “on the road”, non è che fosse esattamente una macchina perfetta, come dimostrano i ventelli subiti sia ad Agrigento che a Vigevano, non proprio due top team di questo girone. 

Le aspettative erano alte, forse troppo alte, dopo i due successi di fila. La Sebastiani semplicemente non è stata all’altezza, competendo si e no per 10 minuti. Nulla ha funzionato, sia in attacco che in difesa e la gara si è trasformata in una sessione di tiro del sabato mattina per Cantù che a tratti è sembrata la Golden State di Curry e Thompson. 8 su 11 al tiro da tre nei primi minuti, 16 su 31 alla fine per una devastante 52%. Bucarelli e Baldi Rossi due rebus, assoluti. 20 addirittura nei primi 19 minuti per l’ex Eurobasket. Il resto lo ha fatto Hickey che ha letteralmente seminato il panico. Preoccupante anche la tenuta dell’uno contro uno in una difesa che ha subito 96 punti di cui 52 nel primo tempo.

Tanta confusione e scelte sbagliate con una fisicità dirompente da parte di Cantù( e si sapeva ndr) che ha costretto Rieti a ricorrere al tiro dal perimetro spesso e volentieri, con percentuali rivedibili (9 su 29 in crescendo). Nikolic ha tolto ossigeno a Johnson, apparso per una partita “normale”(5 su 14 dal campo finale). Ci sta, in fondo che tra Trapani e Cantù e le altre ci sia un abisso è piuttosto palese, ma si poteva e doveva fare meglio dal punto di vista dell’intensità e della voglia. Perdere ci sta, soprattutto contro Cantù, così forse no, ma questo deve comunque indicare la strada. E’ chiaro che quest’anno, roster alla mano, da neopromossa vada più che bene così, la fase ad orologio e gli incroci con l’altro girone, forse un tantino superiore a questo, ci diranno il resto. 

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