La sconfitta con Rimini nel recupero, la terza di fila al PalaSojourner, la quinta nelle ultime sei gare, inguaia e non poco la classifica della Sebastiani. Pensare che un successo sabato l’avrebbe proiettata al terzo posto, ed ora si ritrova addirittura ottava, rende l’idea di come due punti facciamo tutta la differenza nel mondo nell’economia di una corsa ai playoff serrata e piena di equilibrio.  

Partiamo da un assunto: Rimini è più forte, più lunga e costruita per ben altri obiettivi. Questo il dato oggettivo, poi possiamo parlare di tutt’altro. Poi capita che nel corso di un campionato ci voglia quel pizzico di fortuna o sfortuna di affrontare una formazione, calendario alla mano, nel suo momento di down, ed allora puoi competere o addirittura batterla in trasferta. Affrontare Rimini un mese fa, non è come affrontarla ora, con i giocatori recuperati ed il momento no ampiamente alle spalle. Non ci dimentichiamo che la formazione di Dell’Agnello ha dovuto fare a meno per lunghi tratti di stagione di Robinson, ieri fattore assoluto nel quarto periodo, e di Johnson. Rieti invece è nel classico momento di calo totale. Passi Harris, in pieno recupero dall’infortunio e altalenante con giocate top e scelte sciagurate con palloni buttati sanguinosi, a preoccupare è la regia. Monaldi è in una flessione fisica totale, e ieri le sue intuizioni ed i suoi canestri con tiri “ignoranti” sono mancati e non poco. Post Pesaro si è perso, come si è perso Spanghero. Sarto purtroppo non riesce a fare quel salto di qualità definitivo da leader offensivo di una squadra che senza Monaldi brancola nel buio, e alterna gare da 35 punti e prestazioni incolori come quella di ieri sera. Di fronte hai Marini, la migliore ala italiana di tutto il campionato, devi esaltarti, non deprimerti per il primo backdoor subito. Preoccupa anche Spencer, ieri tornato ad essere il giocatore di inizio stagione. Poco presente, poco incisivo, poco coinvolto. Unica pecca di Rossi forse, nell’ultimo quarto, averlo tenuto troppo in panchina con un Camara a dominare nei due rimbalzi offensivi che di fatto hanno aperto il parziale decisivo. Lo scarto di 13 punti è eccessivo per quello che si è visto realmente, ma è la risultante di un crollo verticale sotto i colpi di Grande e Robinson.

Unico a salvarsi Piunti, che però non può certamente recitare il ruolo di primo violino in questa squadra, ma che da ala forte ha trovato la sua dimensione. Peccato solo la mala gestione dei nervi nei momenti topici delle gare, che frutta spesso antisportivi piuttosto evitabili( sia con Avellino che ieri sera). Ribadiamo un concetto chiave: questa squadra sta andando ben oltre le più rosee aspettative di inizio stagione, perché è nel lungo periodo che si giudica non nei “2 mesi” di campionato( basta tornare indietro di qualche articolo per capirlo). Ora a Vigevano ci si gioca tanto, poi ci sarà Forlì in casa. Il calendario non è impossibile, ma concede pochi errori per entrare nel tabellone principale dei playoff, errori che Rieti non può più permettersi di compiere. 

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